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sabato 28 dicembre 2013

La cerchia dei Navigli: il motore dell'economia milanese

Anche nel Medioevo, Milano era una città ricca. Una delle più popolose e ricche d'Europa. E la stiamo confrontando con concorrenti del calibro di Parigi e Londra.
Da dove veniva tutta questa ricchezza?
Allora  come oggi, molto faceva la posizione geografica di Milano. Era al centro di una delle pianure più grandi e più fertili d'Europa e, quindi, era naturale che tutte le materie prime che andassero oltre il sostentamento delle comunità agricole del tempo si riversassero su Milano.
Era al centro di una rete di vie di comunicazione che ne faceva un centro commerciale per definizione. Per Milano passavano i traffici che dall'ovest dell'Europa si dirigevano verso Venezia e poi l'Est.
Per Milano passavano i collegamenti verso l'Emilia, la Romagna e da lì verso Roma.
Dai primi decenni del trecento, poi, i passi del Lucomagno e del Gottardo diventarono vie commerciali sempre più praticate ed economiche rispetto alla tradizionale via Francigena, che dalla Val Susa piegava direttamente verso Pavia saltando Milano.
Basta prendere una carta della rete autostradale o ferroviaria di oggi per avere un'idea di quelle che erano le principali direttrici anche nel XIV e XV secolo. E per tutto il nord Italia, è difficile trovare una posizione migliore di Milano.
E poi, una delle  grandi risorse di Milano è sempre stata l'acqua.
Acqua che, provenendo dalle Alpi, rendeva innanzitutto fertile la pianura.
Acqua che, attraverso i fiumi, i laghi e i canali navigabili costruiti dall'uomo, diventava mezzo di trasporto particolarmente conveniente soprattutto per le merci.
Acqua che, ben sfruttata con varie forme di mulini, diventava forza motrice fenomenale non solo per fare farina, ma anche per far muovere magli e varie macchine per le industrie del tempo.

Ma quali erano le produzioni che rendevano ricca Milano?

L'industria trainante era quella tessile, dei preziosi tessuti di lana, ma anche dei più economici fustagni. Al secondo posto, l'industria della lavorazione dei metalli, in particolare quella delle armi (di cui Milano era leader a livello europeo) e quella dell'oreficeria.

I soldi veri, però, arrivarono con i commerci. Sotto i Visconti, i commercianti del tempo divennero i veri controllori dell'economia milanese. Aumentarono sempre di più il loro controllo sull'attività manifatturiera. Grazie alla disponibilità di capitali, si impegnarono ben presto anche nello sviluppo dell'attività creditizia e finanziaria. Insomma, allora come oggi, si poneva sempre di piì il problema della finanziarizzazione dell'economia reale.